Non solo scritte sui muri ma anche minacce sui social all’indirizzo del governatore della Lombardia. La Procura apre un fascicolo.
La Prefettura sta ragionando sull’ipotesi di dare la scorta al governatore della Lombardia, Attilio Fontana. Evidentemente le minacce – scritte sui muri e sui social – per gli inquirenti potrebbero nascondere qualche insidia vera.
Insomma, non si tratterebbe solo di ‘leoni da tastiera’, quelli che nascosti da un pc parlano male di tutto e di tutti, anche se in maggioranza lo sono. Ma nella confusione delle critiche e degli sberleffi spuntano sigle che preoccupano, tanto che la Procura ha deciso di aprire un’inchiesta.
Minacce comuniste sui muri dei Navigli
Non solo la scritta sul muro. Sono decine le minacce che, negli ultimi giorni, sta ricevendo il presidente della Regione Lombardia: per i detrattori, Fontana non avrebbe gestito al meglio relative l’emergenza sanitaria dettata dal coronavirus.
La parola ‘assassino’ non è una minaccia reale, ma secondo gli investigatori la scritta a caratteri cubitali e il suo contenuto hanno una portata intimidatoria. A quanto apprende l’Agi, Fontana, tramite il suo legale Jacopo Pensa, sta raccogliendo tutti gli improperi ricevuti soprattutto da singoli sui social, con nomi veri o fasulli: poi valuterà come muoversi.
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Per prima cosa, Fontana ha fatto sapere che rinuncia alla scorta. Il dossier della difesa finirà nel fascicolo già avviato in Procura. A indagare c’è anche la Digos, esperta in casi di questo genere. Per ora tutto è rimandato a carico di ignoti, in attesa di sviluppi delle infagini. La scritta Fontana assassino, è stata rivendicata anche sul sito del Carc: “Dire la verità – è stato scritto – è’ un atto rivoluzionario. E’ bastata una scritta per far venire giù tutta l’impalcatura e mettere a nudo il re”.
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