La chiamano il coronavirus dei bambini e sta mietendo molte vittime nel mondo, in Italia c’è preoccupazione. La sindrome di Kavasaki.
Una bambina di 5 anni sta lottando tra la vita e la morte: “sei settimane prima era perfettamente sana: improvvisamente i suoi organi hanno “ceduto” ed è stato necessario il ricovero in ospedale”, racconta su Facebook, Naomi, madre di Scarlett, la piccola colpita dalla sindrome di Kavasaki. Il padre ammonisce il Regno Unito: “le scuole potrebbero trasformarsi in campi di sterminio”.
Boris Johnson vuole aprire le scuole il primo giugno
Boris Johnson ha annunciato che tutti gli istituti scolastici saranno riaperti il primo giugno, ma ora i genitori tremano al pensiero che gli istituti si trasformino in “campi di sterminio per bambini”. Se il coronavirus ha risparmiato soprattutto i più giovani, lo stesso non si può dire della Sindrome di Kawasaki. L’obiettivo di Piers, padre di Scarlett, è scoraggiare la riapertura e ritardarla il più possibile per scongiurare una nuova epidemia anche se il collegamento tra sindrome di Kawasaki e coronavirus è ancora al vaglio degli scienziati. Poco importa, la realtà parla di decine di bambini colpiti in tutto il mondo, compresa l’Italia, la bambina britannica aveva contratto prima il Covid-19, in forma lieve in seguito ad un contagio a scuola prima del lockdown.
«Ha solo il 20% di chance di sopravvivere», continua il padre della piccola. Roberts ha voluto condividere la sua storia per mettere in guardia il governo del Paese con il più alto numero di vittime da coronavirus nel continente europeo.
Ci sono casi anche in Italia
I medici di Bergamo avevano parlato di sindrome di kavasaki già a fine aprile: nel pieno dell’epidemia di Covid-19, che ha visto nella provincia lombarda uno degli epicentri, i pediatri dell’ospedale Papa Giovanni XXIII avevano avuto modo di vedere un insolito numero di bambini con i sintomi di un rara sindrome infiammatoria, casi simili alla malattia di Kawasaki. Gli esperti avevano segnalato un aumento di 30 volte dei casi. Ne aveva parlato anche ‘The Lancet’.