Ecco cosa c’è da sapere sulla cooperante milanese Silvia Romano, rapita e tenuta in ostaggio per 17 mesi in Africa. Età, Carriera e dettagli sulla sua prigionia
Finalmente Silvia Romano ha fatto ritorno in patria. L’aereo dei Servizi è atterrato all’aeroporto di Roma – Ciampino intorno alle 14 di quest’oggi. Ad attenderla, il premier Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.
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La ragazza è di Milano e ha 25 anni. Nonostante la sua giovane età è sempre stata responsabile, con la vocazione di aiutare il prossimo. Per questo, aveva scelto di fare questa sua esperienza (la seconda) in Africa, dove i diritti fondamentali dell’essere umano sono spesso negati.
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Aveva portato a termine il suo percorso di studi pochi mesi prima del sequestro, nel febbraio 2018. Si era laureata con una tesi sulla tratta degli esseri umani, in una scuola per mediatori linguistici per la sicurezza e la difesa sociale. Ed era già alla sua seconda missione in Africa. Infatti, prima di ripartire come volontaria con una piccola onlus di Fano, era già stata nella contea di Klilifi, vicino Malindi, sulla costa del Kenya. Una zona non proprio tranquilla, visto che già in passato era stata al centro del mirino di attacchi contro gli stranieri, ma Silvia non aveva paura di ciò che l’avrebbe aspettata. Poi era tornata in Italia, una breve sosta per salutare la famiglia, per ripartire una seconda volta sempre per quella zona del continente nero. Aveva anche lanciato una raccolta fondi per ampliare la struttura in cui lavorava per accogliere un maggiore numero di bambini orfani, che vivono nella discarica di Mombasa, in condizioni inumane e pericolosissime per la loro salute.
Purtroppo la sua seconda esperienza non è stata rosea. Nel novembre 2018, mentre si trovava nell’orfanotrofio di Chakama, in Kenya, la giovane viene rapita da una banda di otto criminali comuni, i quali l’hanno venduta ai terroristi somali di Al Shabaab e portata in Somalia, dove è stata poi liberata. Da lì in avanti il buio, inizialmente non si era saputo più nulla. Ma quando c’è stata la prova che la ragazza fosse ancora viva, è stata avviata la trattativa per il pagamento del riscatto. Il negoziato è entrato nel vivo a metà aprile e, finalmente, la notte del 9 maggio è avvenuta la consegna dell’ostaggio, in un’area a 30 km da Mogadiscio. L’operazione è dunque andata a buon fine, grazie al duro lavoro dell’intelligence italiana, in collaborazione con i colleghi somali e gli 007 turchi. Silvia ora è tornata nella sua terra, e tutta l’Italia festeggia per la liberazione della sua connazionale.
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