Il capolavoro dello scrittore tedesco “Il caso Collini” pubblicato nel 2012 ha avuto un successo clamoroso tanto da ispirare anche un film di Marco Kreuzpaintner uscito nel 2019
L’attesa è finalmente giunta al termine. Il pubblico del Bel Paese potrà finalmente apprezzare il film “Il caso Collini” tratto dall’omonimo best seller tedesco. Una storia che ha diversi intrecci con l‘Italia, a partire dal nome del protagonista Fabrizio Collini per finire con la scenografia (è stato girato in gran parte in Toscana). Dunque ripercorriamo la trama e il contesto storico della vicenda e i passaggi più importanti di questo avvincente racconto.
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Era il 2001 quando Fabrizio Collini operaio in pensione nato in provincia di Genova (nel film invece l’azione si svolge a Montecatini) ma residente in Germania da 35 anni, confessa di aver ucciso con tre colpi di pistola l’anziano Hans Meyer ricco industriale e volto noto in terra tedesca. Nonostante la confessione, il delitto rimane avvolto in un alone di mistero. Non si riesce a risalire al movente, anche perché Collini si chiude in se stesso e decide di non proferire parola in merito ai dettagli. Il giovane avvocato Caspar Leinen al suo primo processo importante, accetta la difesa dell’accusato nonostante avesse avuto rapporti in passato con la vittima. Meyer infatti era il nonno di un suo amico, lo aveva aiutato negli studi e gli aveva anche comprato una macchina. Il legale però non si perde d’animo. Tra lo stupore generale riesce a risalire all’aneddoto che lega i due uomini risalente addirittura ai tempi della seconda guerra mondiale.
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In tanti si chiedono tutt’ora se le narrazioni abbiano a che a fare con qualcosa successo nella realtà. In sostanza non è così. Con tutta probabilità però, esiste un filo conduttore con alcuni fatti accaduti durante il secondo conflitto globale. Un esempio in tal senso potrebbe essere l’uccisione da parte delle truppe naziste di due 20enni a piazza del popolo a Montecatini. Un collegamento abbastanza verosimile. Il nonno dell’autore del libro Von Schirach infatti fu uno dei fondatori della gioventù hitleriana e governatore nazista di Vienna e fu condannato a vent’anni di carcere al processo di Norimberga (aveva deportato circa 185mila ebrei). Dunque, il suo intento era fare i conti con il proprio passato e le proprie origini. Al tempo stesso ha voluto sottolineare le responsabilità individuali e collettive e la distanza tra legge e giustizia che hanno caratterizzato quell’era.
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