Mike Pompeo, segretario Usa: “Virus creato in laboratorio, abbiamo le prove”

Il segretario di stato Mike Pompeo accusa pesantemente la Cina e ha rimarcato che il coronavirus sia frutto di una creazione avvenuta in un laboratorio di Wuhan

Mike Pompeo
Getty Images

Il mondo è alle prese con la più grande emergenza sanitaria dell’era moderna, ma tra molti paesi non esiste la solidarietà che dovrebbe vigere in questi casi. In tal senso gli Stati Uniti continuano a rimproverare pubblicamente la Cina in merito all’origine e la successiva rapida diffusione del virus.

In tal senso hanno fatto scalpore le dichiarazioni piuttosto altisonanti del segretario di stato americano Mike Pompeo rilasciate alla tv Abc. A sua detta ci sarebbero delle prove schiaccianti che inchioderebbero la Cina. Nella fattispecie, le accuse sono rivolte al laboratorio di virologia della città di Wuhan, epicentro mondiale del Covid-19. Il politico statunitense ha poi puntato il dito sull’atteggiamento di Pechino, che inizialmente ha cercato di nascondere la vicenda al resto del mondo.

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Fonte Pixabay

Alla domanda se l’occultamento iniziale sia una mossa per danneggiare i paesi occidentali, Pompeo non ha voluto rispondere. L’intervista è poi proseguita con la linea dura e le accuse. Il segretario ha affermato che ci sarebbero prove schiaccianti a riguardo, ma non le ha menzionate. Ha fatto poi un excursus sottolineando le passate epidemie nate nel paese guidato da Xi Jinping per via dell’inadeguatezza dei laboratori cinesi.

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Tra gli altri capi d’accusa, ha menzionato la mancanza di collaborazione e l’ostruzionismo del governo di Pechino: “Proseguono con l’impedimento dell’accesso agli occidentali e ai nostri medici migliori. Credo che sia necessario che i nostri esperti possano andare lì per cercare di capire meglio la situazione per poi trovare una cura”.

Insomma, i rapporti tra le due superpotenze mondiali continuano ad incrinarsi e le parole di Pompeo non sono altro che un continuum di quello che ha affermato il presidente Trump lo scorso 30 aprile. Il numero uno degli Usa aveva addirittura azzardato l’ipotesi che qualcuno possa averlo fatto di proposito.

 

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