Voleva essere un messaggio forte quello di alcuni barbieri che nel napoletano, hanno allestito un’improvvisato salone in piazza per chiedere di riaprire
Il lockdown ha già messo in ginocchio moltissimi lavoratori, anche se il Governo ha pensato a diversi modi per tentare di aiutare le famiglie ed i lavoratori stessi, in tutta Italia.
Ma a protestare in un modo abbastanza singolare, sono i barbieri napoletani, che si sono inventati un salone itinerante, costruito davanti la camera di Commercio in piazza Bovio. Alcuni rappresentanti della categoria infatti, si sono inventati un modo pratico, veloce (e sicuro) per tagliare i capelli ad alcuni amici, per dimostrare che i metodi di sicurezza ci sono, e, secondo loro, non ci sarebbe bisogno di attendere ancora un mese, per riaprire.
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Barbieri in protesta a Napoli: attenti agli abusivi
Esposto anche uno striscione a tal proposito, “Fiducia a chi taglia in sicurezza no a chi di nascosto infetta”. Il riferimento è rivolto a chi, non rispettando le leggi, si improvviserà per un taglio a casa del cliente, quasi sicuramente senza le dovute misure di sicurezza. A spiegarlo è un voltantino, accuratamente distribuito ai seppur pochi passanti nella zona piazza Bovio. Doppia quindi la preoccupazione, una dal punto di vista fiscale e l’altra, forse ancor più importante, proprio per la sicurezza.
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Barbieri e clienti che si sono prestati nella mattinata, per un taglio di capelli “alla luce del sole” in tutti i sensi, erano dotati di mascherine, guanti e visiere, proprio per testimoniare che si può lavorare in sicurezza in questo settore, come spiega un portavoce: “La nostra è una dimostrazione che, con le adeguate misure di prevenzione per noi e per i nostri clienti, è possibile lavorare in maniera sicura ed ridurre al minimo il rischio di contagio”.
Tornando sul tema abusivi, lo stesso portavoce del settore, spiega: “Lavorare di nascosto e a domicilio aumenterebbe sicuramente per tutti il pericolo di contagio quindi bisogna aprire al più presto i nostri negozi. Oggi c’è esasperazione tra i colleghi molti dei quali non riescono neanche a provvedere al cibo per la propria famiglia e l’ipotesi di recarsi loro dai clienti diviene sempre di piu’ una esigenza di sopravvivenza”.