La Fase 2 è vicina ma purtroppo non tutte le attività riapriranno. Bisogna procedere a step per evitare che la curva del contagio si innalzi velocemente.
L’annuncio della Fase 2 da parte del governo la scorsa domenica ha destato parecchi malumori. Infatti in molti si aspettavano una ripartura quasi totale delle attività, ma così non è stato. Per ora, dal 4 maggio, possono riaprire solo le aziende manifatturiere e le fabbriche, il commercio al dettaglio dovrà aspettare fino al 18 maggio. Mentre parrucchieri, ristoranti, estetiste dal 1 giugno. Ma perché queste aperture scaglionate?
Perché queste settimane servono a capire quanto il virus si propaghi ancora e se si supera la soglia consentita. Se dovesse verificarsi questo scenario, le terapie intensive sarebbero di nuovo piene e il Paese dovrebbe affrontare un altro lockdown.
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Quindi è necessario monitorare l’apertura per 14 giorni prima di riaprire il resto, proprio per evitare un nuovo innalzamento dei contagi e il rischio di 151 mila persone ricoverate in terapia intensiva già a giugno.
Questa è la linea guida seguita dal governo e proposta dal Comitato tecnico scientifico e dall’Istituto di sanità. Per ora è necessario mantenere il livello R0 ad 1, se anche salisse a 2, le terapie intensive raggiungerebbero presto la saturazione. Per questo motivo è impossibile aprire le scuole e fare questi tentativi.
Luigi Di Maio ha così commentato la situazione:
“Sfido chiunque ad avere un documento del comitato tecnico scientifico secondo cui in caso di riapertura totale avremmo rischiato 151mila ricoveri in terapia intensiva e volere la riapertura totale”
Proprio per questo motivo gli esperti si sono appellati alla prudenza e a procedere per step:
“L’utilizzo diffuso di misure di precauzione (mascherine, igiene delle mani, distanziamento sociale), il rafforzamento delle attività di tracciamento del contatto e l’ulteriore aumento di consapevolezza dei rischi epidemici nella popolazione potrebbero congiuntamente ridurre in modo sufficiente i rischi di trasmissione”
Inoltre nel documento diffuso si legge ancora:
“nella maggior parte degli scenari di riapertura dei soli settori professionali, in presenza di scuole chiuse, anche qualora la trasmissibilità superi la soglia epidemica, il numero atteso di terapie intensive al picco risulterebbe comunque inferiore alla attuale disponibilità di posti letto a livello nazionale, circa 9mila”
Dunque in questo modo le terapie intensive reggerebbero, perché in grado di accogliere i malati. Insomma è lo stesso principio che ha spinto il governo a dichiare il lockdown, il problema sono le terapie intensive che non hanno la capienza e possibilità di ospitare tutti coloro che si ammalano di Coronavirus.
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Quindi per ora bisogna essere prudenti ed evitare ancora una volta che il contagio si propaghi. E soprattutto mantenere i dati entro “variabili determinanti”
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