Come deve comportarsi il lavoratore che non percepisce lo stipendio? Ecco le azioni che si possono compiere contro il datore di lavoro insolvente
Il tema lavoro è sempre stato molto spinoso negli ultimi anni e lo è diventato a maggior ragione ai tempi del coronavirus. Tra licenziamenti, cassa integrazione e quant’altro avere ancora un’occupazione e uno stipendio stabile sembrano quasi dei privilegi.
Al tempo stesso però, bisogna considerare anche i malaugurati casi in cui il salario non viene erogato. Naturalmente il lavoratore avendo la “ragione” dalla sua parte, ha tutte le carte in regola per far valere i propri diritti. Cosa deve fare nel dettaglio? E il datore di lavoro a quali conseguenze va in contro? Ecco un’analisi completa e dettagliata a riguardo.
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Spesso il lavoratore si sente “bloccato”. Seppur consapevole di avere diritto al pagamento delle proprie prestazioni lavorative, lascia passare questi comportamenti inammissibili senza avanzare nessun genere di protesta, frenato dalla paura di essere licenziato o declassato. In base alla gravità della situazione, si può risolvere senza con o senza intermediari. La prima cosa da fare è quella di non firmare la busta paga perché ciò indica l’avvenuto pagamento. Gli step successivi sono la lettera di messa in mora e il tentativo di conciliazione facoltativo interpellando la Direzione Territoriale del Lavoro. Qualora non si riuscisse a gestire il tutto, affidarsi ad un legale è scelta buona e giusta.
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Il datore di lavoro insolvente naturalmente non può mai passarla franca. Il dipendente può presentare un decreto ingiuntivo in tribunale, che l’azienda riceve entro 60 giorni. Una volta recapitato, il datore ha 40 giorni di tempo per opporsi oppure per pagare lo stipendio. Qualora dovesse decidere di rifiutare entrambe le opzioni scatta automaticamente il pignoramento per permettere al dipendente di recuperare il credito che gli spetta. Discorso differente per quanto concerne i ritardi nella consegna della busta paga, per cui il datore rischia una sanzione pecuniaria. La somma può variare da 150 a 900 euro se riguarda una sola mensilità e può crescere nel caso i salari non corrisposti siano ancora di più.
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