New York: fosse comuni per i morti da Covid19, le foto sono scioccanti

A New York si scavano fosse comuni per i morti di Coronavirus. Le immagini che arrivano dalla Grande Mela sono strazianti e colme di dolore.

Fosse comuni a New York
Fosse comuni a New York (fonte da Instagram @lucas_jackson_)

New York, come si sa, è la città di tutti gli Stati Uniti più colpita dall’emergenza Coronavirus.

Il contagio è alle stelle e i morti non si riescono più a contare. Al momento i contagiati sembrano essere quasi 160 mila, 15 mila in più rispetto all’Italia. In questo modo il Paese americano è balzato sopra tutte le classifiche mondiali. Purtroppo però, come avviene da noi, non sempre chi è contagiato riesce a sopravvivere e così anche il numero di morti soprattutto nello stato di New York è molto alto.

Proprio vicino a New York è stata individuata un’isoletta a fianco del Bronx dove poter scavare delle fosse comuni per sotterrare i morti da Covid19. Soprattutto per quelle salme che non hanno i soldi per permettersi un funerale o non sono reclamate dai propri cari. Ma anche perché ormai gli obitori sono al collasso.

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Da New York arrivano le foto inquietanti su le fosse comuni per i morti da Coronavirus

Fosse comuni a New York (fonte da Instagram @lucas_jackson_)
Fosse comuni a New York (fonte da Instagram @lucas_jackson_)

Il nome dell’isola in cui sono state scavate le fosse si chiama Hart Island e sembra proprio che al momento ospiti un milione di morti.

Le salme sono posizionate tutte all’interno di bare color legno chiaro e al giorno ne arrivano più di venticinque, un numero che non si era mai visto fino ad adesso.

La maggior parte dei morti, sepolti lì, non ha una famiglia, né i soldi per pagarsi un funerale e quindi il governo ha deciso di mettere a disposizione quell’area.

Ad occuparsi di quelle salme sono i detenuti della prigione vicina di Rikers Island che, pagati a contratto, ogni giorno scavano nuove fosse comuni.

Già da tempo, in particolare dal 1980, l’isola Hart Island ospita le salme di coloro che non hanno la possibilità di ricevere una degna sepoltura. Normalmente all’interno dell’isola a settimana arrivano più o meno una ventina di bare, ma con l’emergenza i numeri sono cresciuti verticosamente.

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Per un statunitense finire in quell’isola purtroppo è la peggiore delle sorti perché è indice di un destino funesto. Prima dello scoppio dell’epidemia si contavano su per giù settanta mila bare, ma adesso si pensa che il numero sia superiore al milione.

Una scena che difficilmente scorderemo e che con la mente ci riporta a quelle terribili immagini di Bergamo dove i camion militari trasportavano i morti fuori dalla città per mancanza di posto in obitorio

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