Paolo Brosio svela cosa gli ha chiesto l’anziana mamma come regalo di compleanno.
ll giornalista e conduttore televisivo, da anni impegnato in un cammino di fede che lo porta spesso a Medjugorje, festeggia la sua mamma che oggi spegne 99 candeline nella casa in cui vive a Forte dei Marmi. E lo fa in diretta televisiva partecipando come ospiti al programma Storie Italiane in onda su Rai Uno.
Anna Marcacci Brosio, madre del giornalista, scrittore e conduttore televisivo al cui fianco è stata anche protagonista del programma “Quelli che il calcio” su Rai2 e di alcuni spot pubblicitari, appare evidentemente commossa nel rivedere le foto del loro passato.
Si tratta di un compleanno rigorosamente in famiglia e in questo momento così difficile Paolo Brosio descrive lo stato d’animo della signora Anna:”Mia madre è triste perchè sta scomparendo una generazione”
E’ da questo dolore che arriva la richiesta di mamma Anna al figlio come regalo di compleanno:«Mia mamma mi ha chiesto come regalo di compleanno una cosa singolare: che ogni sera in questa settimana santa che precede la Pasqua io reciti con lei il rosario in diretta Fb per pregare per chi in questo momento è in difficoltà o non ha la fortuna di essere insieme ai propri figli a casa…”
Questo compleanno non vuol essere una festa ma un momento di preghiera per gli anziani, i più colpiti dall’emergenza Coronavirus, soprattutto quelli che sono nelle Rsa e lontano dall’affetto dei loro cari.
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I ricordi dolorosi di mamma Anna
La signora Anna è una donna che ha vissuto gli echi della prima guerra mondiale, ha passato la seconda guerra mondiale e anche l’alluvione del 1966, a Pisa. Al figlio avrebbe detto:”adesso mi tocca tornare in trincea a 100 anni”. Inoltre, dice ancora, “mia madre è addolorata perché dice che non ha mai visto una Pasqua senza messa e Eucarestia.”
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La decisione di chiudere le chiese ha fatto molto discutere il mondo politico e cattolico tanto che è arrivata la decisione del Vaticano di riaprire le parrocchie. Il Papa ha captato e fatto propri questi malumori, imponendo una virata nello spazio di nemmeno ventiquattr’ore dall’emanazione del decreto dell’11 Marzo, come mai era accaduto prima.
Il rischio era infatti che le persone si sentissero ancora più isolate e per questo le chiese sono rimaste aperte ma senza funzioni religiose.