Rinuncia al respiratore per darlo ad un giovane. L’ultimo gesto di Don Berardelli

Il sacerdote “morto sul campo” a Casnigo (Bergamo). Ha rinunciato al respiratore che gli aveva regalato la comunità per salvare la vita ad una persona più giovane

Don Giuseppe Berardelli
Don Giuseppe Berardelli (foto Facebook)

E’ stato questo l’ultimo gesto di Don Giuseppe Berardelli, 72 anni. Un gesto che lo porterà dritto in Paradiso per aver sacrificato la sua vita in favore di una persona che neanche conosceva ma che era più giovane di lui.

Aiutare il prossimo è la missione di ogni prete e rappresentante della Chiesa, soprattutto in un periodo di difficoltà come quello che sta vivendo il Mondo intero in questo momento.

“La comunità parrocchiale aveva comprato un respiratore, ma proprio Don Giuseppe lo ha regalato a chi ne aveva più bisogno”, ha spiegato l’operatore sanitario. Aveva avuto problemi di salute ma lui combatteva col suo solito sorriso e quella grinta a chi si affida a Dio. Nessun funerale per il sacerdote, ma i casnighesi lo hanno salutato a modo loro: si sono affacciati sul balcone di casa e lo hanno salutato con un applauso.

Casnigo ora piange Don Giuseppe, arciprete della parrocchia di San Giovanni Battista dal 2006. Su Facebook tantissimi commenti di chi lo seguiva da anni con amore: “Sii la nostra guida e la nostra forza. Grazie don Giuseppe per avermi regalato il suo sorriso e il suo saluto benedicente…PACE E BENE!” si legge su Facebook e ancora “Prega per noi, ora che sei tra gli Angeli”

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Una scelta, quella di Don Giuseppe, che abbraccia in pieno il concetto di caritas cristiana, dove l’aiuto verso il prossimo viene messo in primo piano rispetto alla propria vita. E sono tanti i sacerdoti morti, soprattutto nella zona della Bergamasca per aver contratto il Coronavirus dopo aver provato a dare supporto e aiuto morale ai malati.

Sale infatti a 50 il numero di preti morti in Italia a causa della pandemia di Covid-19, tra questi almeno 16 sono della diocesi di Bergamo. Il più giovane aveva 45 anni ed era di Ariano Irpino, il più vecchio 104 ma ancora dirigeva una casa d’accoglienza per gli ultimi.

Si trattava di reverendi «sempre in mezzo alla gente», scrive il quotidiano della Cei, che continuavano a visitare malati e anziani, a benedire le salme in questi giorni drammatici in cui non è possibile neanche celebrare i funerali.

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