Domenica 29 marzo 2020 tornerà in vigore l’ora legale e durerà fino al 25 ottobre 2020. In alcuni paesi sarà l’ultima volta. E in Italia cosa si è deciso a tal proposito?
Come accade di consueto ogni anno la fine del mese di marzo coincide con il passaggio dall’ora solare all’ora legale. Dunque la notte di domenica 29 marzo 2020 alle ore 2:00 le lancette andranno avanti di un’ora e diventeranno le 3:00. Tale orario rimarrà in vigore fino al prossimo 25 ottobre, quando avverrà il processo inverso, con lo spostamento di un’ora indietro. Un cambio che negli anni ha provocato varie polemiche, visto che secondo i detrattori più accaniti dell’alternanza ora legale-ora solare, questo modo di fare incide sulle abitudini e sul benessere mentale delle persone.
L’altra faccia della medaglia è però il risparmio energetico, visto che con un’ora in più di luce considerando gli ultimi sei anni, in Italia sono stati risparmiati 6 miliardi di Kilowatt/h per un guadagno di quasi 900 milioni di euro. Al tempo stesso si consuma più carburante, visto che la gente è più invogliata ad andare in giro dopo l’orario di lavoro avendo a disposizione più luce.
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Ora legale, il confusionario libero arbitrio da parte dell’Unione Europea
Quest’anno potrebbe essere l’ultima volta dell’ora legale visto che la Commissione dell’Unione Europea ne ha deliberato l’abolizione. Spetta però ad ogni singolo paese membro a quale delle due modalità uniformarsi. Uno strano caso che potrebbe portare paesi confinanti ad avere orari differenti, generando una confusione senza precedenti, anche per quanto concerne i mercati e gli affari.
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Nel 2018 i cittadini si erano espressi in maniera favorevole attraverso un referendum con addirittura l’84% a favore dell’abolizione dell‘ora legale. Insomma, non rimane che vedere le varie decisioni dei vari stati del vecchio continente. Per alcuni domenica 29 marzo sarà la fatidica ultima volta, per altri invece lo sarà ad ottobre. E in Italia? Il Bel Paese almeno per ora non sembra intenzionato a percorrere questa pista e vorrebbe mantenere il doppio orario come accade ormai dal lontano 1916.