Secondo gli esperti il picco dell’epidemia del coronavirus potrebbe arrivare domenica, se le misure restrittive sono state rispettate con serietà e rigore
Per numerosi esperti, il picco dei contagi potrebbe essere previsto per domenica 22 marzo. Per “picco” si intende il punto più alto della curva epidemica, quindi il momento di massima diffusione del coronavirus. Questo starebbe a significare una successiva discesa nella curva. Ovviamente tutto questo se i cittadini hanno saputo rispettare con impegno le misure restrittive.
Questa è sicuramente una buona notizia, però il problema non sarà debellato definitivamente fino a quando non si troveranno delle terapie farmacologiche efficaci e, ovviamente, un vaccino.
Per essere precisi, Alessandro Vespignani, fisico e informatico del Network Science Institute di Boston ha spiegato: “La curva dei contagi in Italia a breve dovrebbe scendere. Le misure aggressive e drammatiche che il Paese ha intrapreso tendono a distruggere il tessuto connettivo e sociale in cui il virus si propaga. Lo abbiamo visto in Cina”.
“Bisogna avere pazienza, se limitiamo il contagio, possiamo combatterlo meglio e arriverà il vaccino”, ha chiarito il fisico, riconoscendo però che ci saranno delle ripercussioni: “Questa è solo una battaglia che stiamo provando a vincere, ne verranno delle altre e i costi economici saranno enormi“, aggiungendo una frase ad effetto, “Nel frattempo, però, cambierà la fibra sociale. Quanto torneremo alle nostre vite, difficilmente finiremo a ballare in un locale con 400 persone, tutti sudati”.
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Il virologo Roberto Burioni è scettico sulle date esatte del picco e raccomanda attenzione
Burioni, uno dei virologi che più si è speso nel diffondere consapevolezza e informazioni sul coronavirus, afferma che è impossibile sapere quando accadrà. “In teoria, se le misure di contenimento hanno funzionato, il loro effetto sarebbe tra 15 giorni. Ma immaginiamo che il reale picco dei contagi sia stato ieri: ce ne accorgeremmo solo tra 10-15 giorni“.
In seguito a queste dichiarazioni ci si può domandare “perché allora?”. Ecco la risposta del virologo: “Perché il periodo di incubazione va da 2 a 11 giorni, con una media di 5-6 giorni. Ma quando è stata fatta la diagnosi? Non lo sappiamo“.
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Secondo Burioni, il picco conta fino ad un certo punto e raccomanda nuovamente di stare a casa: “Se lo superiamo e poi molliamo, raggiungeremo nuovi picchi. Noi dobbiamo solo pensare a stare a casa e a contenere l’epidemia, perché il virus non ha le gambe per muoversi“.
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