Coronavirus Codogno: madre in quarantena, la disperazione della figlia

La figlia di un’operatrice sanitaria di Codogno in Lombardia ha esternato su Twitter la sua tristezza per la distanza dalla madre, costretta all’isolamento per 15 giorni causa Coronavirus

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Da giorni non si parla d’altro. La preoccupazione per il Coronavirus che dalla Cina è arrivato anche in Italia cresce sempre di più, purtroppo per i casi di contagio che si sono manifestati. Aumenta la paura, l’ansia di essere tra i contagiati o di condividere spazi affollati con qualcuno infetto, seppur inconsapevolmente.

In Italia, la Lombardia è la regione che sta destando maggiore allarme, motivo per il quale ha anche istituito il numero di emergenza Coronavirus. Potenziali vittime potrebbero continuare ad essere ancora presenti nel lodigiano, come riporta un tweet tramite il quale una ragazza di nome Elena esprime tutto il suo sfogo, poichè la madre che lavora all’ospedale di Codogno, dove è stato ricoverato il 38enne che ha contratto il virus, dovrà stare in isolamento per quindici giorni. Stessa sorte è toccata anche ai suoi colleghi, per motivi di sicurezza.

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Coronavirus, i messaggi di sostegno da parte del web

Coronavirus
Coronavirus (fonte foto: Pixabay)

Per chi fa questo lavoro e sta a contatto con i malati, il rischio potrebbe essere maggiore. Chi ha scelto di dedicare la propria vita ad aiutare il prossimo, in questo caso in ospedale, è al corrente di condividere la maggior parte del proprio tempo con malati di qualsiasi genere, ma non può conoscere bene tutti i rischi a cui va incontro. Quello del Coronavirus, purtroppo, non era assolutamente prevedibile. Come ha dichiarato la ragazza su Twitter, chi fa questo lavoro deve essere ringraziato ogni giorno, proprio per cosa affronta.

Dai social sono arrivati diversi messaggi di sostegno alla ragazza e alla sua famiglia. C’è chi le scrive di farsi coraggio e chi ringrazia la madre e tutto il personale medico per il lavoro da loro svolto, ma anche gli scienziati che continuano a studiare il Coronavirus. Non mancano, però, coloro che ammettono di essere in preda all’ansia a e alla paura.

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