Lo afferma il fondatore di Telegram, Pavel Durov. La crittografia end-to-end si potrebbe aggirare, mentre la sua App, sarebbe più sicura
Saranno anche dichiarazioni per tirare acqua al proprio mulino, ma quelle di Pavel Durov, fondatore Telegram, fanno riflettere e soprattutto, rischiano di trovare conferme in un episodio accaduto pochi mesi fa al CEO di Amazon.
Secondo Durov infatti, WhatsApp non sarebbe sicuro come vorrebbero farci credere e la crittografia end-to-end, sarebbe aggirabile tramite delle “porte”, lasciate aperte dagli autori dell’applicazione biancoverde.
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La chat di WhatsApp non sarebbe sicura, ma a dirlo è il fondatore di Telegram
“L’app messaggistica più veloce al mondo. È libera e sicura”. Questa, la prima frase che leggiamo quando proviamo ad installare Telegram, con le parole “libera” e “sicura” che vengono lasciate in grassetto per attirare l’attenzione. Sul tema sicurezza, ha ricalcato in uno dei suoi ultimi post, Durov, che sarebbe sicuro: “Usare WhatsApp è pericoloso”. Infatti, la crittografia non deve essere l’unica cosa su cui focalizzarsi, perché proprio le blackdoor presenti in tale applicazione, avrebbero aiutato gli hacker a raggiungere con facilità dei dati privati, tra cui alcune foto, del CEO di Amazon. Secondo il fondatore di Telegram, il gruppo Facebook/Whatsapp dovrebbe soltanto ammettere le proprie colpe, quando invece, le avrebbero scaricate su Apple. Il vicepresidente di Facebook infatti, ha affermato che al contrario di quanto si creda, non sarebbe stato violato WhatsApp, bensì iOS. Intanto, WhatsApp si aggiorna, e lascia settanta milioni di Android.
Durov, afferma che tali “porte” sarebbero necessarie per favorire la crittografia end-to-end da parte delle forze dell’ordine, che spingono gli sviluppatori a creare queste blackdoor. Lui ne sarebbe sicuro perché tali richieste sarebbero state fatte anche a Telegram, che però non avrebbe mai accettato. Infatti Telegram, è vietato in paesi come Russia o Iran, dove invece WhatsApp, non troverebbe barriere. Durov infine, ci ha tenuto a comunicare che tali affermazioni non nascerebbero solo dalla rivalità tra le due App di messaggistica, bensì da dati che tutti possono andare a controllare di persona.