L’annuncio è stato dato dal ministro della Salute, Roberto Speranza. I risultati saranno subito messi a disposizione della comunità internazionale.
Dall’Italia arriva la speranza per combattere questa terribile epidemia. In particolare dall’Ospedale Spallanzani, istituto per le malattie infettive della Capitale, dove sono ancora ricoverati i due cittadini cinesi che, al momento, sono le uniche persone risultate positive al virus in Italia.
L’eccellente risultato è stato ottenuto dai virologi a meno di 48 ore dalla diagnosi di positività per questi due pazienti. “È un passo fondamentale” spiegano i ricercatori “che permetterà di perfezionare i metodi diagnostici esistenti e allestirne di nuovi”.
L’isolamento del coronavirus ha fatto tirare un sospiro di sollievo al mondo intero poichè permetterà di conoscere meglio i meccanismi dell’epidemia e di predisporre le misure più appropriate. Ma non è finita qui, purtroppo. È sicuramente il primo passo ed è fondamentale poichè quando c’è in ballo una malattia infettiva nuova che si trasmette da uomo a uomo, bisogna capire innanzitutto chi è «l’agente provocatore»
“La sequenza parziale del virus isolato nei laboratori dello Spallanzani, denominato 2019-nCoV/Italy-INMI1, è già stata depositata nel database GenBank ed a breve anche il virus sarà reso disponibile per la comunità scientifica internazionale”, ha commentato Marta Branca, direttore generale dell’istituto.
“Con l’isolamento del virus da parte dell’equipe di virologi dello Spallanzani si conferma l’assoluta qualità delle strutture sanitarie della nostra regione”, ha aggiunto l’assessore alla sanità della Regione Lazio Alessio D’Amato.
Attualmente allo Spallanzani sono ricoverati 23 pazienti provenienti da alcune zone della Cina interessate dall’epidemia e tutti sono stati sottoposti al test del coronavirus.
Dietro l’angolo si potrebbe però nascondere una brutta notizia: Isolare un virus significa infatti identificarlo nei campioni biologici prelevati dai pazienti, analizzando tamponi prelevati dalla gola, o la saliva. Dopodichè si passa al sequenziamento, cioè ad un’attività di laboratorio che permette di analizzare questi campioni per ricercare il virus su cui, poi, si fanno analisi per identificare la carta di identità genetica del virus stesso.
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Quindi, se il virus dovesse modificare il suo patrimonio genetico potrebbe significare che si sta adattando a vivere fra gli umani. E, quindi, in futuro, non si dovrebbe più parlare di epidemie, ma di endemie, cioè di una situazione in cui il virus circola nella popolazione, come del resto avviene per altre infezioni, come l’influenza. E’ quanto specificato dal Prof Carlo Federico Perno, ordinario di Malattie infettive all’Università di Milano.
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