Unesco, genere musicale può diventare patrimonio immateriale

Nel 2021 l’Unesco potrebbe insignire di un importante titolo una cultura musicale molto amata. Ad avanzare la richiesta un noto dj tedesco cultore del genere

Patrimonio Unesco musica techno
dj, musica techno (Fonte Pixabay)

Per molti è solo inutile “rumore”, mentre per altri è fonte di divertimento ed immaginazione. La musica techno da sempre divide il mondo in due fazioni, ma come tante altre tipologie, bisogna saperla “ascoltare” per poterla comprendere a fondo.

Dietro a codesto genere c’è praticamente una folta massa, che ogni anno si riunisce in varie parti del mondo in festival e serate che uniscono ragazzi e dj creando un mix perfetto e di assoluto divertimento. Per questo motivo dalla Germania, dove la techno affonda le sue radici più profonde, è arrivata una proposta alquanto curiosa.

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Musica techno, ecco quale riconoscimento potrebbe arrivare nel 2021

patrimonio unesco
Discoteca, musica techno (pxhere)

Il dj tedesco Dr. Motte ha ufficialmente richiesto che la musica techno venga riconosciuta come patrimonio immateriale dell’Unesco vista la sua capacità di aggregazione a prescindere dalle differenze economiche, culturale e sociali. Il linguaggio della techno è semplice da comprendere e per questo il suo popolo è vasto ed eterogeneo.

Laddove dovesse arrivare questa attribuzione, si tratterebbe di un passo storico importante. Garantirebbe infatti una maggiore attenzione internazionale e aumenterebbe la protezione di questa cultura, che ormai è divenuta importante rispetto a quando era considerata un genere di nicchia.

Motte vuole inoltre far ripartire uno degli eventi più importanti che hanno fatto la storia di questa tipologia musicale, ovvero la Love Parade. L’ultima volta è stata nel 2011 a Duisburg, dove morirono 21 persone e oltre 300 rimasero ferite. Vorrebbe farla rinascere a Berlino, lì dove ha mosso i suoi primi passi per diffondersi in altre città del vecchio continente. L’artista teutonico al fine di raggiungere il suo intento, ha deciso di dare vita ad un’associazione senza scopo di lucro (Rave the planet) per raccogliere le donazioni necessari ad organizzare il festival. Stavolta però evitando gli errori che altri hanno commesso in passato in merito alla gestione dei rifiuti rivelatasi poi una spesa piuttosto ingente.

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