Il caso del mostro di Firenze ha scosso la città toscana e dintorni tra il 1968 e il 1985. Dopo tanti anni torna in auge con un nuovo importante particolare
La storia del mostro di Firenze non tramonta mai. In qualche modo è sempre pronto a far capolino con dei particolari che potrebbero rivelarsi decisivi. Dopo oltre 30 anni, spunta nuovamente la “pista sarda”. Sono stati analizzati diversi dna rinvenuti su degli stracci a fiori presenti in una borsa e tutti sono risultati diversi, ad eccezione di uno, quello di Salvatore Vinci. Nel 1984 dopo il duplice omicidio di Claudio Stefanacci e Pia Rontini furono ritrovate presso la sua abitazione una borsa da donna con dentro degli stracci sporchi di sangue. Nonostante ciò si dichiarò estraneo alla vicenda e successivamente, nel 1987 fece perdere ogni sua traccia, tant’è che oggi non si sa se sia vivo o morto.
I carabinieri ai tempi inviarono il materiale a Londra visto che nel Regno Unito le tecniche investigative erano già più avanzate. Ma la scienza ai tempi non aveva gli stessi strumenti di oggi e non si arrivò ad una soluzione. Oggi con quel che resta di quei ritrovamenti è stato fatto un esame del dna, che corrisponde a quello di Vinci. Ciò è stato possibile con una tecnica decisamente astuta. Uno dei figli, è stato seguito al bar e dalla tazzina di caffè hanno ricavato il dna. Quest’ultimo però non corrisponde con quello rinvenuto sui pantaloni ritrovato nella tenda in cui furono uccise le ultime due vittime nel 1985 (una coppia di francesi). Dunque un rebus senza fine.
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