Allarme nelle scuole: sesso e violenza in alcune chat WhatsApp di classe. Scoperta la diffusione nelle classi di un istituto di immagini dal contenuto non educativo. Nello specifico si tratta di immagini di sesso e violenza che hanno fatto il giro del web. E tra gli alunni.
Preoccupante la situazione che parte dall’uso indiscriminato del cellulare anche durante le ore di lezione. Un malcostume tutto italiano che purtroppo ha preso piede anche tra i più piccoli di età.
Secondo quanto si apprende tutto avrebbe avuto inizio domenica scorsa. Alcuni giovani studenti hanno pensato a un gioco molto particolare. Una specie di sfida su internet. L’idea sarebbe stata quella di aprire un gruppo WhatsApp e vedere se riuscivano a raggiungere cinquecento persone.
Obiettivo raggiunto. Peccato per loro però che l’innocente gioco si sia trasformato in brevissimo tempo in qualcosa di più preoccupante. Non del tutto innocuo per l’età dei partecipanti. In poco tempo si sono diffusi moltissimi messaggi con foto e video, alcuni dei quali non proprio leciti, che si sono susseguiti sulla chat.
A finire sotto accusa è WhatsApp. Dito puntato sull’applicazione, dunque. Secondo quanto riportato in un articolo di Milano Corriere, i genitori di una scuola nel Milanese avrebbero denunciato quanto avvenuto in una chat di classe.
Si è arrivati così nel giro di due giorni con diversi ragazzini che avrebbero ricevuto sui propri telefonini filmati pedopornografici, bestemmie, inni violenti verso immagini religiose e altre volgarità. E il fenomeno non sembrava accennare a fermarsi.
Ma per fortuna caso h voluto che alcuni genitori si siano accorti di quanto stava avvenendo e hanno deciso di denunciare tutto. Si tratta dei genitori di alunni frequentanti le classi della scuola media Istituto Paolo Neglio, a Pogliano Milanese. Comune di circa 8mila residenti, alle porte di Milano.
Secondo quanto si è scoperto sarebbe stato un 13enne ad aver avuto l’idea di dare il via alla chat, con lo scopo di raggiungere cinquecento e più persone. Ognuna delle quali sarebbe entrata con il ruolo di amministratore potendone aggiungere altre per allargare sempre più il gruppo.
Oltre a quella di Milano situazione purtroppo analoga anche a Roma. Come si legge sempre nell’articolo, il genitore di una scuola romana avrebbe tentato di informare del fenomeno gli altri genitori, ma sarebbe stato aggredito e quasi denunciato per violazione della privacy.
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