Il motociclista romagnolo Marco Simoncelli è scomparso il 23 ottobre 2011 sul circuito di Sepang. La sua prematura scomparsa ha lasciato in eredità tante stupende iniziative
Si vive di più andando cinque minuti al massimo su una moto, di quanto non faccia certa gente in una vita intera. Era questo il motto di Marco Simoncelli, che seppur consapevole dei rischi che si possono incorrere in sport come questi, ha giustamente continuato ad alimentare il suo sogno.
Non bastano otto anni per cancellare il dolore e trovare una ragione ad una delle morti più dolorose della Motogp e della storia dello sport italiano. Dopo tutto questo tempo, Marco Simoncelli vive ancora nei cuori di tutti gli appassionati di moto.
Al “Sic” fu fatale l’undicesima curva del secondo giro del circuito di Sapang in Malesia, quando perse il controllo della sua Honda e finì a terra. Fu inoltre travolto da altri motociclisti che non poterono fare nulla per evitare il violento impatto. Il decesso avvenne poco dopo in seguito ai traumi riportati alla testa, al collo e al torace. Il funerale fu l’emblema di quanto fosse amato. A Coriano, suo paese d’origine arrivarono addirittura 25000 persone nonostante la trasmissione dell’evento in diretta televisiva.
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Simoncelli morte: le iniziative della famiglia in questi otto anni
La famiglia nonostante l’immenso dolore per la perdita del figlio allora 24enne ha reagito con grande forza e con una dignità esemplare.
Nel corso di questi anni ha varato diverse lodevoli iniziative nel nome di Sic, tra cui la Fondazione Simoncelli (che nasce per fini umanitari e per la promozione dello sport come valore sociale), un centro d’accoglienza per disabili, il team Sic58 che concorre in Moto3 e in Moto E e ultimo in ordine di tempo, un centro riabilitazione denominato “Casa Simoncelli”.
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