Tumori, in Cina l’immunoterapia è stata combinata in una cura in situ sui topi, dando risultati anche su tumori con metastasi.
L’immunoterapia è una delle ultime scoperte in tema di cura del cancro, su cui c’è molta strada da fare ma che promette grandi soddisfazioni. Ha già come vantaggio principale la riduzione di effetti collaterali dovuti alle cure attualmente in uso quali chemioterapia (nausea, perdita di capelli tra le ‘’minori’’) e radioterapia (le radiazioni stesse, ad esempio).
L’immunoterapia ha come principio rafforzare e sfruttare gli stessi meccanismi del nostro meccanismo di difesa interno: il sistema immunitario.
Dalla Cina arriva un nuovo modello, basato sull’immunoterapia combinata, per curare direttamente il tumore nella zona in cui si è sviluppato, riducendo la distruzione di cellule sane come avviene quando il tumore è curato non in situ. E’ possibile vedere lo studio su Science Immunology. Il sistema immunitario di un terzo delle persone malate di carcinoma smette di combattere il tumore e la ricerca mira a riattivare la funzione di ‘’attacco’’ del sistema immunitario di questi pazienti verso le cellule tumorali.
Gli scienziati, sotto la guida di Wang Dangge, hanno creato un farmaco che blocca l’azione di alcune proteine responsabili del malfunzionamento della risposta immunitaria, nello specifico dei linfociti T, contro le cellule tumorali.
L’esperimento è stato eseguito nei topi dove una radiazione (locale) nel vicino infrarosso ha attivato un fotosensibilizzatore che, insieme alla somministrazione di nanoparticelle contenenti anticorpi, ha promosso l’infiltrazione di cellule T che hanno ucciso le cellule nel sito del tumore.
La scoperta rappresenta una svolta nello studio degli inibitori del checkpoint immunitario, perché finora non si avevano avuto risultati in caso di tumori presenti in profondità o metastatici.
La combinazione ideata da Wang e i suoi scienziati ha aiutato le nanoparticelle a sopprimere efficacemente la crescita e la metastasi del tumore ai polmoni e ai linfonodi, ottenendo una sopravvivenza approssimativa di 70 giorni dell’80 percento dei topi, rispetto alla morte del topo in 45 giorni nel gruppo trattato con soli anticorpi (anti PD-L1).
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T.F.
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