Stanotte è finita in un nulla di fatto la riunione dell’Unione europea la nomina di Timmermans alla presidenza della Commissione. Vediamo perché.
Il candidato leader socialista olandese Frans Timmermans è rimasto il favorito, ma non con certezza assoluta, per ottenere la presidenza della Commissione europea, stamattina, lunedì 1 luglio dopo i colloqui notturni a Bruxelles.
Mentre gli occhi di tutti restano puntati sull’Italia e il caso Sea Watch, sul quale si è espressa la ministra Trenta, anche in UE la situazione non sembra facile.
Il piano Timmermans, coniato alla riunione del G20 a Osaka dai leader di Germania, Francia, Spagna e Paesi Bassi, ha incontrato infatti una forte resistenza all’inizio del vertice di domenica pomeriggio. Il cosidetto patto di Osaka consiste nel dividere gli incarichi di potere in Europa nel seguente modo: la presidenza della Commissione Europea a un socialista, in questo caso Timmermans, quella del Parlamento europeo ai popolari, nella persona del capogruppo Manfred Weber e ai liberali quella del Consiglio.
La forte opposizione a Timmermans è venuta soprattutto dai Paesi dell’Europa centrale – il cosiddetto Visegrad Four. Due membri del gruppo, la Polonia e l’Ungheria, sono stati pesantemente criticati da Timmermans per aver violato l’indipendenza della magistratura e per aver frenato le libertà democratiche. Anche diversi leader del gruppo del Partito popolare europeo di centro-destra (PPE), che hanno vinto le elezioni dello scorso maggio, hanno rifiutato di nominare un socialista come capo della commissione.
Ma nonostante ciò, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente del consiglio dell’UE Donald Tusk cercano comunque di portare in avanti il “piano Osaka”. Tusk aveva trascorso la notte in riunioni bilaterali con i leader dell’UE per giungere a un accordo basato su questo patto, mentre stava anche testando nomi di possibili candidati del PPE alternativi a Weber, come quello dell’amministratore delegato della Banca Mondiale Kristalina Georgieva.
I leader dell’UE hanno anche incontrato brevemente il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani domenica. Quest’ultimo ha dichiarato ai giornalisti che il Parlamento europeo eleggerà il suo nuovo presidente mercoledì prossimo (3 luglio) a Strasburgo, indipendentemente dalla decisione dei leader dell’UE.
Resta da vedere se i membri del PPE cambieranno intanto idea appoggiando Timmermans. Dagli esiti delle votazioni capiremo se avremo un presidente favorevole o meno alle politiche italiane, dopo la risposta di Conte all’ennesima lettera.
T.F.
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