Stasera 19 maggio su Rai 3 torna Un giorno in pretura alle ore 21:15: il titolo della puntata è “il bambino senza nome”
Il caso di Laura e Rocco, due giovani fidanzati appena ventenni che si accusano vicendevolmente di aver fatto sparire il bambino nato dalla loro relazione, sarà al centro della puntata di stasera 5 maggio di Un giorno in pretura, in onda su Rai 3 e condotto da Roberta Petrelluzzi.
La ragazza, appena 21enne, il 18 novembre 2012 si presenta al pronto soccorso dell’ospedale di Cassino per un problema ginecologico. Dopo apposite analisi, emerge la verità choc: tutti i sintomi rimandano ad una infezione da parto. La ragazza deve spiegare come mai, al suo ingresso, ha negato di avere un bambino e soprattutto deve dire dov’è il piccolo neonato.
Tuttavia, la tensione in ospedale cresce. La cartella clinica di Laura viene così sequestrata e si apre ufficialmente un’indagine non solo sanitaria ma giudiziaria al fine di fare chiarezza sul destino del bimbo. A detta della stessa Laura, nessuno, né il compagno Rocco né le rispettive famiglie avrebbe saputo della gravidanza portata avanti.
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La puntata di stasera 19 maggio di Un giorno in pretura, tratta di una vicenda inquietante su cui gli inquirenti sono chiamati ad indagare, tra diverse ipotesi.
L’attenzione degli investigatori si concentra così sul contesto in cui sarebbe maturato l’infanticidi. In un momento successivo delle indagini arriva il colpo di scena: Laura inizia ad addossare tutte le colpe a Rocco, definito un fidanzato infedele. Lo scontro tra le due famiglie è inevitabile, ciascuna schierata dalla parte del proprio caro. Occorreranno due anni prima che le due differenti versioni possano giungere in un’aula di tribunale, nel corso del processo che deve stabilire come sono realmente andate le cose.
Al termine del primo grado, Rocco viene accusato solo di lesioni (cioè quelle che avrebbe procurato a Laura nel presunto tentativo di estrarre il feto), mentre in Appello fu assolto. Non si trattava di infanticidio né di procurato aborto, dunque non viene definito alcun reato. Secondo i giudici, Rocco, giovane barbiere, non smaltì il corpicino di suo figlio in un borsone della palestra o nei rifiuti, come invece fu accusato di aver fatto. Due anni fa, il durissimo processo si è chiuso senza colpevoli e senza innocenti. A parte il neonato senza nome.