Banca D’Italia, lascia il dg Salvatore Rossi: addio entro il 9 maggio

Banca D'Italia, lascia il dg Salvatore Rossi: addio entro il 9 maggio
Banca D’Italia (Lalupa, Wikipedia)

Colpo di scena ai vertici della Banca D’Italia: il dg Salvatore Rossi ha annunciato di non essere disponibile per un secondo mandato. La scadenza è al 9 maggio

Salvatore Rossi, il direttore generale della Banca D’Italia e presidente dell’IVASS, l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, ha annunciato di non essere disponibile per un secondo mandato.

In una lettera inviata ai propri colleghi, quest’ultimo avrebbe spiegato di volersi chiamare fuori dalla corsa per una riconferma sia da dg sia da presidente dell’Ivass.

Per tale ragione dovrebbe quindi lasciare gli incarichi.  Il suo mandato era in scadenza il 9 maggio.

Un addio avvenuto, spiega Rossi nella missiva, “dopo quasi 43 anni di un percorso professionale tutto avvenuto all’interno della Banca e poi anche dell’Ivass. Per assicurare la funzionalità dei due istituti uscirò formalmente solo dopo che sia stato completato l’iter della mia sostituzione e comunque entro il 9 maggio, scadenza naturale del mio mandato”.

“Sono stati anni per me molto belli e pieni, – continua – nonostante le difficoltà e le turbolenze attraversate. Mi sono adoperato per far sì che la banca d’italia mantenesse la sua natura di istituzione al servizio dell’interesse pubblico, ma che cambiasse quando e dove necessario e che l’ivass compiesse la transizione rispetto all’assetto precedente e si rilanciasse all’esterno”.

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Banca D’Italia, lascia il dg Salvatore Rossi: cambio ai vertici

Dunque il direttore generale della Banca D’Italia e presidente dell’IVASS, l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, ha annunciato di non essere disponibile per un nuovo mandato.

La decisione di Rossi si inserisce in un discorso delicato ai vertici di Via Nazionale. Alla fine di gennaio i due vice premier Luigi Di Maio e Matteo Salvini avevano auspicato un ricambio per i ruoli apicali di Bankitalia. Tra i nomi finiti nel mirino del governo c’era quello di Luigi Federico Signorini, vice direttore generale, in scadenza proprio in quei giorni.

“La mia contentezza, il mio orgoglio, è di essere appartenuto a due istituzioni in cui i principi della competenza, della serietà, dell’onestà, del senso di servizio pubblico, sono stati tenuti nella massima considerazione”, ha aggiunto Rossi nella missiva inviata ai dipendenti di Bankitalia e Ivass.

“Confido che dopo il ciclo ora in chiusura possa aprirsene un altro: mi piacerebbe ad esempio trasmettere quel che ho imparato finora a quante più persone possibile, di ogni età e condizione culturale, attraverso strumenti come l’insegnamento, libri e articoli, interventi sui media”.

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Rossi conclude dichiarandosi “riconoscente a tutti coloro con cui ho lavorato, non solo negli anni in cui ho fatto parte del Direttorio della Banca d’Italia e dell’Ivass, ma anche in quelli trascorsi da dipendente della Banca: prima in filiale, a Milano, a occuparmi di vigilanza, poi nel Servizio Studi, come si chiamava allora, poi da segretario generale”.

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