Torino, il 2 febbraio muore un neonato di 20 giorni, che era stato in precedenza visitato e poi dimesso: si ipotizza fosse affetto da polmonite. La Procura ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo a carico di ignoti
La Procura di Torino ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo a carico di ignoti.
La decisione, in seguito alla morte, il 2 febbraio, di un neonato di 20 giorni che sarebbe stato visitato e poi dimesso dall’ospedale Maria Vittoria per forti attacchi di tosse e svenimenti: si ipotizza che a stroncarlo sia stata una polmonite, ma la causa esatta della morte si saprà solo dopo ulteriori accertamenti.
La notte del 31 gennaio, poiché il piccolo rifiutava il latte, faticava a respirare e dormiva praticamente tutto il giorno, dopo essersi rivolti al pediatra, i genitori avrebbero portato il neonato al pronto soccorso.
Dopo averlo visitato e aver prescritto l’aerosol, i medici avrebbero deciso di dimettere il piccolo.
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Torino, ipotesi polmonite per la morte del neonato di 20 giorni: la Procura apre un’inchiesta per omicidio colposo a carico di ignoti
Una volta tornati a casa, la mattina del 2 febbraio, la tragedia: il figlio infatti avrebbe perso i sensi e sarebbe svenuto. Da lì, la chiamata al 118 e la corsa in ospedale purtroppo inutile.
Il neonato sarebbe infatti morto poco dopo l’arrivo nella struttura ospedaliera.
Sul corpo del bambino è stata eseguita l’autopsia dal medico legale Francesco Bison, ma per stabilire le cause del decesso sono necessari gli esiti dei campionamenti su cui verrà fatta una lunga serie di analisi. “Vogliamo solo giustizia”, dicono i genitori, seguiti dagli avvocati Enzo Pellegrin e Federico Milano.
“I medici l’hanno visitato in un quarto d’ora, l’hanno dimesso e gli hanno prescritto l’aeresol. Abbiamo fatto tutto ciò che ci è stato detto ma, la mattina del 2 febbraio, nostro figlio ha girato gli occhi e ha perso i sensi. Abbiamo chiamato il 118: i medici hanno cercato di rianimarlo per quasi un’ora. Poi l’hanno portato all’ospedale, ma quando siamo arrivati ci hanno detto che non ce l’aveva fatta. Ora continuiamo a guardare le sue foto: è tutto ciò che ci rimane”.
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