Nuove incertezze per quanto riguarda la scomparsa della figlia del diplomatico nordcoreano. Sulla vicenda pare ci sia un nuovo indizio.
Nella vicenda di Jo Song-gil, il diplomatico nordcoreano scomparso a Roma a fine novembre pare ci sia un altro indizio inquietante. La figlia di Jo, studentessa liceale, sarebbe stata riportata in Corea del Nord dalla squadra di agenti speciali inviata in Italia da Pyongyang per limitare i danni della diserzione. Ad annunciarlo è stato Seul Thae Yong-ho, l’ex numero due dell’ambasciata nordista a Londra che fuggì nel 2016 con moglie e figli. “Le mie fonti hanno confermato che la ragazza è stata costretta a tornare a Pyongyang subito dopo la defezione del padre”, ha detto Thae. Pyongyang non ha fatto parola ufficialmente della fuga di Jo, che era stato in servizio a Roma per anni. In base ad alcune notizie, sarebbe stata condotta una purga tra funzionari colpevoli di non aver previsto e impedito la diserzione.
La fuga da Roma della ragazza, alcuni interrogativi
In base ad alcuni fatti ricostruiti non mancano alcuni interrogativi che riguardano la scomparsa della figlia del diplomatico a Roma, rientrata poi a Pyongyang. Ci si chiede se la ragazza abbia deciso da sola e se è rimasta fedele al regime di Kim Jong. Altro quesito che ci si pone è se sono stati gli agenti “recuperatori” inviati dalla Nord Corea a «convincerla» a non seguire il padre nella diserzione? Jo Song-gil, 48 anni, membro di una famiglia importante nella nomenklatura nordcoreana, conosceva bene l’Italia: parla con grande proprietà la nostra lingua (chi scrive lo può testimoniare per aver parlato con lui in occasione di una richiesta di visto giornalistico per la Nord Corea), aveva studiato da noi tra il 2006 e il 2009.
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