I militari che indagano sul delitto di Arce hanno un’idea chiara: a uccidere Serena Mollicone è stato il figlio dell’allora comandante dei Carabinieri, Marco Mottola
Serena Mollicone è morta per mano del figlio dell’allora comandante dei Carabinieri, Marco Mottola: questa la soluzione del delitto di Arce, ipotizzata dai militari che si occupano delle indagini. I loro sospetti si leggono, nero su bianco, su un’informativa che ora si trova sulla scrivania del sostituto procuratore della Repubblica di Cassino, Maria Beatrice Siravo. L’indagine ha raccolto ex novo gli indizi e i rilievi scientifici che sembrano definitivamente far luce sull’esecutore materiale dell’omicidio della 18enne Serena Mollicone. Oltre a questo, sembra più chiaro anche il ruolo che, all’epoca dei fatti (il 2001), ebbero i diversi indagati, implicati nel delitto.
La vittima scomparve da Arce, in provincia di Frosinone, nel 2001, per poi essere ritrovata senza vita in un boschetto di Anitrella. La giovane aveva la mani e i piedi legati, e un sacchetto di plastica a coprirle la testa.
Delitto di Arce: le indagini
I militari hanno indicato in Marco Mottola, il figlio dell’allora comandante dei Carabinieri di Arce, l’assassino di Serena Mollicone. Due anni dopo l’omicidio, i sospetti caddero su Carmine Belli, carrozziere di Rocca d’Arce, poi assolto. Si alternarono, in quegli anni, alcuni depistaggi sospetti da parte degli stessi carabinieri. Nel 2008, il brigadiere Santino Tuzi si tolse la vita. Questo spinse il sostituto procuratore Siravo a ipotizzare che Serena Mollicone, il giorno della scomparsa, si fosse recata in caserma dai Carabinieri per denunciare i malaffari in paese. Numerosi furono gli indagati: tra loro, l’allora comandante della stazione di Arce, il maresciallo Franco Mottola, il figlio Marco e la moglie Anna, con l’accusa di concorso morale nell’omicidio. A loro, inoltre, fu attribuito il reato di istigazione al suicidio del brigadiere Tuzi. Oggi arriva la svolta definitiva: a compiere materialmente il delitto sarebbe stato proprio Marco Mottola. E la lista di indagati potrebbe ancora allungarsi.
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