Claudio Pinti, l’untore di Hiv di Ancona, è atteso per una nuova udienza, rinviata al 14 marzo per le sue precarie condizioni di salute. L’uomo, a conoscenza della sua malattia, avrebbe consumato oltre 200 rapporti non protetti
L’udienza per Claudio Pinti è rinviata al 14 marzo per legittimo impedimento, a causa dell’aggravarsi delle sue condizioni. L’uomo è conosciuto come l’untore di Hiv ad Ancona. Ricoverato in gravi condizioni all’ospedale di Viterbo, il 36enne di Montecarotto è attualmente impossibilitato a raggiungere l’aula del tribunale. A stabilire il rinvio è stato il Gup Claudia Moscaroli, che ha fissato la data della prossima udienza per il processo in rito abbreviato al 14 marzo. Nel corso della prima udienza, il pm aveva avanzato la richiesta di 18 anni di reclusione per l’untore, accusato di gravi lesioni nei confronti di una donna e di aver provocato la morte della sua ex compagna.
Claudio Pinti si trovava al carcere di Rebibbia quando la sua salute è rapidamente crollata. Ricoverato dallo scorso 27 dicembre per patologie connesse all’Aids, continua a rifiutare le cure mediche.
Claudio Pinti, l’untore di Hiv: oltre 200 rapporti non protetti
Gravano sul capo di Claudio Pinti numerosi reati: il 36enne, conosciuto come l’untore di Hiv di Ancona, dovrà presentarsi all’udienza rinviata al prossimo 14 marzo. A inchiodare l’uomo è stata la denuncia della sua ex fidanzata: quando manifestò i primi sintomi dell’Hiv, non sapeva che Pinti ne fosse affetto. Di qui, si è sollevato il velo su Claudio Pinti, che da untore seriale usava la rete per adescare le sue vittime. Conosceva uomini e donne al solo scopo di consumare rapporti sessuali non protetti, per poi diffondere fake news in merito alle cure per l’Aids. Le autorità, venute a conoscenza del giro di potenziali vittime di Pinti, ha attivato un numero verde per rintracciarle tutte.
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