Corruzione, per Transparency international l’Italia migliora lentamente

Corruzione, per Transparency international l'Italia migliora lentamente
CPI-2018_mappa (Transparency Italia)

La percezione della corruzione di uomini d’affari ed esperti nell’indice di Transparency international: l’Italia migliora lentamente ma è lontana dalle migliori

L‘Italia sta compiendo progressi e il nuovo Indice di percezione della corruzione (Cpi) pubblicato da Transparency international la pone al 53esimo posto globale.

Il punteggio del Bel Paese è di 52 punti su 100 e in miglioramento di due punti sull’anno precedente. Si conferma dunque la lenta crescita nella graduatoria mondiale ed europea “dove ci stiamo gradualmente allontanando dagli ultimi posti”.

Nel 2012-2014, per contestualizzare, l’Italia galleggiava intorno alla 70esima posizione.

Poi, prima le leggi sull’anticorruzione e in seguito la nascita dell‘Anac hanno permesso di fare un bel balzo in avanti.

“Il CPI ci dice che, con fatica e lentamente, la reputazione del nostro Paese sta migliorando. Siamo sulla strada giusta  – spiega Virgilio Carnevali, presidente di Transparency International Italia – ma non dobbiamo assolutamente accontentarci”.

Una piccola svolta è attesa proprio “dall’implementazione della recentissima legge anticorruzione, una legge che andrà valutata sulla sua capacità di incidere concretamente nel Paese”.

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Corruzione, per Transparency international l'Italia migliora lentamente
CPI-2018_italia (Transparency Italia)

Corruzione, per Transparency international l’Italia migliora lentamente: la percezione della corruzione nel mondo

L’Indice di Percezione della Corruzione 2018 pubblicato oggi da Transparency International si basa su 13 sondaggi e valutazioni di esperti sulla corruzione nel settore pubblico.

Ognuno assegna un punteggio da 0 (altamente corrotto) a 100 (per niente corrotto).

Oltre due terzi dei Paesi analizzati ha un punteggio inferiore a 50 e, dal 2012, solo 20 Paesi hanno visto migliorare in maniera significativa il loro risultato: tra questi c’è l’Italia con uno degli incrementi maggiori (+10 punti).

In cima alla classifica, anche quest’anno, ci sono Danimarca e Nuova Zelanda, ma a posizioni invertite, con rispettivamente 88 e 87 punti. Nessuna sorpresa anche nelle parti basse del ranking: Somalia, Sud Sudan e Siria si posizionano agli ultimi posti con rispettivamente 10, 13 e 13 punti.

Sono invece 16 i Paesi che hanno subito un forte peggioramento, tra cui l’Australia, l’Ungheria e la Turchia.

L’area dell’Europa occidentale e dei Paesi dell’Unione Europea è quella che ha il punteggio medio più elevato (66 punti), mentre la regione dell’Africa sub-sahariana (con 32 punti) e dell’Europa dell’est e Asia Centrale (con 35) sono le aree con il punteggio medio più basso.

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