Venezuela, non si fermano gli scontri: 26 morti

(sky news)

E’ sempre più sull’orlo della guerra civile il Venezuela dove già si contano 26 morti nei disordini scoppiati dopo che il leader dell’opposizione Guaidò si è autoproclamato Presidente ad interim

Aumenta il bilancio dei morti durante gli scontri successivi all’autoproclamazione a Presidente del leader dell’opposizione Juan Guaidò. Secondo le ong presenti a Caracas, capitale dello stato sudamericano, sono almeno 26 le persone morte durante gli scontri e centinaia i feriti. Non si arresta neanche la stretta repressiva, 364 gli arresti effettuati dall’inizio degli scontri. Il Presidente ad interim Guaidò, forte dell’appoggio degli Usa, ha offerto un’amnistia ma diventa sempre più concreto il rischio di una guerra civile. Anche perché il regime di Maduro è tutt’altro che isolato all’interno della comunità internazionale. L’appello del Segretario di Stato Usa, Pompeo, rivolto all’Oas (Organizzazione degli Stati americani) è caduto nel vuoto. Solo 16 membri su 35 hanno appoggiato la sua mozione di riconoscere Guaidò quale Presidente ad interim.

Venezuela, non si fermano gli scontri: 26 morti. La preoccupazione del Premier Conte

Si allenta, dunque, la morsa attorno al regime del delfino di Hugo Chavez. Ieri la Cina e la Russia hanno ammonito gli Usa dall’interferire nella crisi venezuelana dando supporto militare a Guaidò e ribadendo la legittimità della presidenza di Maduro. Anche un potente membro della Nato come la Turchia ha espresso la propria solidarietà al “fratello Maduro“. Insomma, spirano venti da guerra fredda quando le due superpotenze dell’epoca si confrontavano per “interposta persona“, cioè spalleggiando uno dei due contendenti dei vari focolai di guerra. Con una fondamentale differenza: l’irruzione sulla scena geopolitica internazionale di un terzo potente ed influente attore, la Cina. Intanto, vista anche la folta comunità italiana radicata da decenni nello stato sudamericano, il Premier Conte, attraverso il proprio account twitter, ha espresso la propria preoccupazione per il rischio di un’escalation di violenza; auspicando, nel contempo, ” un percorso democratico che rispetti la libertà di espressione e la volontà popolare “.

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