Sconosciuto ai più e strumentalizzato dall’estrema destra: Jan Palach 50 anni fa, il 16 gennaio del 1969, si diede fuoco in segno di protesta. Si sacrificò contro l’invasione russa del suo Paese
Il 16 gennaio di 50 anni fa lo studente Jan Palack si sacrificò in protesta contro l’invasione sovietica a Praga, dandosi fuoco. Eretto a simbolo del riformismo europeo degli anni successivi, Palach è anche elemento di strumentalizzazione per l’estrema destra. Era un giovane studente di filosofia, ricordato dai compagni perché li aiutava a capire il pensiero di Hegel e Kant. Il giovane, simbolo della lotta democratica, racconto così a un’Europa attonita il dramma che viveva il suo Paese in quei mesi. Nel 1968, infatti, iniziava la “Primavera di Praga”, con l’elezione di Alexander Dubcek a segretario del partito comunista cecoslovacco. Il programma di riforme intrapreso da Dubcek provocò la reazione dell’Unione Sovietica, le cui truppe irruppero a Praga. Jan Palach, allora ventunenne, gridò il suo disappunto con un gesto estremo: si diede fuoco in piazza Venceslao, dove morì agonizzante dopo 3 giorni.
Jan Palack, 50 anni dal suo sacrificio: il ricordo
Accadeva 50 anni fa: Jan Palach, studente di filosofia, si diede fuoco a Praga in segno di protesta contro l’invasione russa del suo Paese. Oggi il giovane è simbolo della lotta democratica, da lui intesa come lotta al comunismo. La sua figura, come tutte quelle implicate in questioni ataviche e cariche di controversie, è stata rivalutata dall’opinione pubblica negli ultimi decenni. In particolare, questo accadde dopo il crollo del comunismo e la caduta del muro di Berlino. Nel 1989, infatti, gli fu dedicata la piazza nel centro di Praga, che prima celebrava l’Armata Rossa.
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