CL’Interpol ha arrestato in Bolivia Cesare Battisti, l’ex terrorista dei PAC. In latitanza da tempo, l’uomo legato ai Proletari Armati per il Comunismo è condannato per aver commesso 4 omicidi, due materialmente, due in concorso
Sta facendo molto discutere la notizia di Cesare Battisti catturato in Bolivia, con l’Interpol che ha messo fine alla lunga latitanza dell’ex terrorista dei PAC.
Battisti sarà estradato nelle prossime ore a seguito dell’arresto disposto circa un mese fa dal Supremo Tribunale Brasiliano.
Condannato per quattro omicidi, due commessi materialmente, due in concorso, Cesare Battisti, l’ex terrorista dei PAC, si è sempre dichiarato innocente.
Battisti è condannato per gli omicidi del maresciallo degli agenti di custodia Antonio Santoro, ucciso a Udine il 6 giugno 1978; del gioielliere Pierluigi Torregiani; del commerciante Lino Sabbadin, che militava nel Msi; e dell’agente della Digos Andrea Campagna, assassinato a Milano il 19 aprile 1978.
Cesare Battisti nasce a Cisterna di Latina il 18 dicembre 1954.
La sua è una vita vissuta da mille fughe, colpi di scena, e richieste di estradizione partite da Roma e andate in fumo.
Nei primi anni ’70 lascia la scuola e nel 1972 arriva il primo arresto per una rapina a Frascati. Due anni dopo, per una rapina con sequestro di persona a Sabaudia.
Nel ’76 si trasferisce a Milano e partecipa a varie azioni criminali.
Nuovamente arrestato, sempre per rapina, e rinchiuso nel carcere di Udine, conosce Arrigo Cavallina, ideologo dei PAC.
In questi anni prende parte alle azioni del gruppo eversivo che gli costeranno ancora la libertà.
Nell’ambito del processo per l’omicidio Torregiani viene condannato nel ’79 a 13 anni e 5 mesi: detenuto nel carcere di Frosinone, nel 1981 evade grazie ad un assalto dei terroristi.
La giustizia procede e nell’85 lo condanna in contumacia all’ergastolo per vari reati legati alla lotta armata e per i quattro omicidi; sentenza confermata dalla Cassazione nel 1991.
La storia delle sue fughe lo porta prima in Messico e poi in Francia nel 1990. L’anno successivo parte dall’Italia la prima richiesta di estradizione, ma Parigi dichiara non estradabile Battisti.
La seconda richiesta per estradarlo è nel 2004: Battisti viene arrestato il 10 febbraio a Parigi sempre su richiesta delle autorità italiane. In Francia tuttavia si scatena una campagna in suo favore sostenuta dagli intellettuali della gauche e il 3 marzo Battisti viene scarcerato.
Il 30 giugno successivo dopo l’udienza per l’estradizione, la corte d’appello francese dà il via libera: Battisti ricorre e perde. La cosa sembra fatta, ma il 14 agosto è l’ultima volta in cui lui si presenta a firmare in commissariato. Poi si rende irreperibile.
Scatta quindi un mandato di arresto. E il 23 ottobre il primo ministro francese firma il decreto di estradizione in assenza del condannato, latitante.
Intanto Battisti è in Brasile, dove si sposerà e avrà tre figli.
il 18 marzo 2007 arriva l’arresto a Copacabana con la cooperazione dell’antiterrorismo italiano. Parte la terza richiesta di estradizione.
Ma il Brasile gli riconosce lo status di rifugiato politico. E nel novembre 2009 il Supremo Tribunal Federal, pur a favore dell’estradizione, lascia la decisione finale all’allora presidente Lula, che il 31 dicembre 2010, ultimo giorno del suo mandato, si dichiara contrario. Battisti esce dal carcere.
Il 3 marzo di cinque anni dopo una sentenza, si decreta la sua espulsione dal Brasile.
Però tutto si ferma di nuovo, fino al tentativo di fuga in Bolivia e al nuovo arresto il 4 ottobre 2017. Parte la macchina dei ricorsi e 3 giorni dopo Battisti è di nuovo in libertà. “Non stavo fuggendo, mandarmi in Italia è illegale, se mi estradano mi consegnano alla morte”, dichiara Battista.
Le cose però cambiano. In Brasile tira ormai un’altra aria. L’11 ottobre il presidente Michel Temer revoca l’asilo politico. Jair Bolsonaro, esponente dell’ultradestra, già in campagna elettorale promette di estradare immediatamente Battisti in caso di elezione, cosa che avviene.
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