E’ un quadro sconfortante quello che emerge dai tragici fatti del turno del Boxing Day. Calcio italiano ostaggio degli ultras e dei razzisti
Il mondo del calcio piange l’ennesima vita strappata per colpa della violenza degli ultrà. La ventitreesima da quando nel 1979 Vincenzo Paparelli, tifoso laziale, venne raggiunto da un razzo sparato dalla curva dei tifosi giallorossi prima del derby capitolino. Non solo. Ad aggravare il quadro a tinte fosche anche i reiterati vergognosi ululati a Koulibaly durante Inter-Napoli. Cori di scherno per tutta la durata della partita nell’inerzia degli ufficiali di gara e dei rappresentanti dell’ordine pubblico che hanno esasperato a tal punto il franco-senegalese da essere stati concausa della sua espulsione. E’, dunque, un calcio malato, preda di frange di teppisti che dietro la maschera dell’appartenenza ai colori di un club calcistico sfogano la loro rabbia e frustrazione oppure strumentalizzano a fini politici il tifo calcistico: Daniele Belardinelli, il 39enne tifoso interista travolto da un SUV negli scontri del pre-partita Inter-Napoli, era noto negli ambienti dell’estrema destra oltre ad essere stato colpito da un DASPO di 5 anni.
Calcio malato, la Serie A non si ferma
Una giornata, quella del primo Boxing Day italiano, iniziata bene e terminata in tragedia. Sarebbe servita una pausa di riflessione non solo per elaborare l’ultimo lutto legato ad una partita di calcio ma anche per lanciare un segnale vero di discontinuità. Invece le istituzioni calcistiche in coro, dalla Federazione alla Lega, hanno statuito che sabato, ultimo turno del girone d’andata, si giocherà. La motivazione ufficiale è sempre la solita in questi casi, non darla vinta ai violenti ed ai razzisti. In realtà bisogna tutelare gli interessi delle varie piattaforme che investono complessivamente quasi un miliardo di euro per assicurarsi i diritti dei match della Serie A.