All’interno della riforma della Costituzione, Cuba non inserirà i matrimoni gay nonostante il Governo avesse promesso di riconoscerli
Il testo della nuova carta dovrà essere approvato dai cittadini cubani mediante un referendum, ma il Partito Comunista ha eliminato alcune riforme annunciate in precedenza di cui si parla da luglio 2018.
Come annunciato da un funzionario de L’Avana il 19 dicembre 2018, Cuba non inserirà nella nuova Costituzione i matrimoni gay. La maggioranza del Paese aveva accolto positivamente la proposta del Governo ma, a causa delle pressioni ricevute dalla componente evangelica, i matrimoni omosessuali non verranno riconosciuti.
In una fase predente a quest’ultima modifica, il testo recitava: “l’unione consensuale di due persone avviene indipendentemente dal genere”.
L’apertura ai matrimoni gay, pare, non sarà quindi affrontata dalla riforma costituzionale; secondo quanto raccolto dai media di Stato, il segretario del Consiglio di Stato Homero Acosta ha dichiarato: “La bozza della Costituzione non precisa le parti che contraggono matrimonio, quindi è ora fuori dalla discussione della riforma costituzionale complessiva”.
Cuba, i matrimoni gay non saranno inseriti nella nuova Costituzione: la riforma
La nuova carta costituzionale sostituirà la precedente approvata dal Partito Comunista nel 1976, e il cambiamento più importante sembra riguardare il riconoscimento della proprietà privata; una novità sostanziale, non soltanto rispetto all’ambito legislativo ma anche commerciale. La riforma dovrebbe quindi incidere su una maggiore protezione legale per le imprese private del paese.
Non risultano esserci ulteriori importanti modifiche sulle riforme poiché, a livello politico, il Partito Comunista rimane dominante a Cuba. Tuttavia, il Presidente potrà rimanere in carica solo per due mandati consecutivi da 5 anni l’uno e il potere politico sarà diviso tra il Presidente e il Primo Ministro.
Inoltre, ogni forma di discriminazione di genere, su base etica, o per disabilità della persona è vietata.
Miguel Diaz-Canel, che ad aprile aveva assunto la carica di Presidente ricoperta fino a quel momento dall’86enne Raul Castro, si era detto favorevole ai matrimoni gay e riteneva che anche nel Paese fosse ormai diffusa l’idea che sia giusto approvarli.