Strage di Erba. Revisionismo smontato su Rai3 da Franca Leosini

Erba Strage Franca Leosini
Vista su Erba [Autore: Luca Casartelli]

Il revisionismo sulla strage di Erba è protagonista dell’intervista di Franca Leosini ai fratelli Castagna

Franca Leosini, nell’episodio di ‘Storie Maledette‘ andato in onda ieri sera, 16 dicembre, ha cercato di far luce sul revisionismo sulla strage di Erba, compiuta da Olindo Romano e Rosa Bazzi. L’11 dicembre del 2006 i due coniugi, condannati in via definitiva all’ergastolo, hanno compiuto un quadruplice omicidio ai danni dei vicini di casa: Raffaella Castagna, suoi figlio di appena due anni Youssef Marzouk, sua madre Paola Galli e la vicina Valeria Cherubini. L’efferato omicidio, causato da cattivi rapporti di vicinato esacerbati dagli schiamazzi, sollevò lo sgomento e l’interesse dell’opinione pubblica.

Di recente la vicenda era tornata a far parlare di sé, quando in un servizio di ‘Le Iene’ Olindo Romano aveva dichiarato di non trovarsi in casa al momento dei fatti, ritrattando la sua versione. Questo dato, insieme alla distruzione di alcuni reperti legati ai fatti criminosi, hanno spinto il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede a far richiesta di revisione degli atti processuali. In occasione della puntata de ‘Le Iene’, andata in onda lo scorso ottobre, il guardasigilli Bonafede rispose così agli echi revisionisti: “Verificherò cos’è accaduto. Voglio che la giustizia sia credibile agli occhi dei cittadini”.

Strage di Erba: Franca Leosini smonta il revisionismo intervistando i fratelli Castagna

La parola alla famiglia Castagna, colpita dalla strage di Erba, è stata restituita in un’intervista di ‘Storie Maledette‘, trasmessa il 16 dicembre su Rai3.

Franca Leosini ha fatto luce sul revisionismo dialogando con i fratelli di Raffaella Castagna, vittime del sospetto mediatico degli ultimi mesi. Proprio verso di loro i media e i social hanno sollevato nuovi dubbi, insospettiti soprattutto dal movente debole dei coniugi assassini. In realtà i fratelli Castagna si sono detti indignati e delusi. Non si spiegano come  una sentenza passata in giudicato torni a sollevare sospetti dopo 12 anni dall’omicidio. L’hanno definita “un’infamia basata sul niente, che continua ed è molto pesante”.

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